Le stanze vuote

 12,50

Autore:
Luisa Trimarchi

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La silloge si apre con una dedica a un’aula senza più alunni; un’assenza che diviene condizione generale e collettiva. Le stanze vuote incombono, inesorabili. “È solo il vuoto – triste vuoto –” che ci costringe a confrontarci con un profondo senso del limite. Appaiono difatti muri ad amplificare vicinanze e distanze, sempre nel grigiore diffuso di un’atmosfera sospesa. In questa dimensione, squisitamente anarchica, si definisce il percorso lirico di Luisa Trimarchi: bere, assorbire, respirare, trasudare le storie delle persone. Ascoltarle, lenirne il dolore, raccogliere lacrime, asciugarle e piangere tanto, goccia dopo goccia, sino a cadere sul terreno fertile, restituendoci, dal nulla e nel nulla, una preziosa e indomita poesia.

«Restano vuote le mie stanze
con i superstiti che parlano
– i ricordi che si arrestano –
tacciono d’un tratto – è tutto
vuoto – gridano le voci –
è follia – dice – la testa piena.»

 

Luisa Trimarchi

Luisa Trimarchi si laurea con lode, in Lettere, all’Università “La Sapienza” di Roma. Le lezioni e la tesi con Biancamaria Frabotta la incoraggiano alla scrittura. Segue corsi di perfezionamento e master. Frequenta la “Bottega di narrazione” di Giulio Mozzi. Partecipa a reading e rassegna di poesia. Ottiene riconoscimenti in concorsi nazionali e alcuni suoi testi sono inseriti nelle antologie dei premiati. Nel 2021 pubblica Versi della dimenticanza (Transeuropa). È docente di lettere al liceo.